Tocca a noi. Donna E avvocato
10 Maggio 2022
Si è conclusa in questi giorni la civil week milanese, la quattro giorni all’insegna dell’impegno civico della città metropolitana promossa dal Corriere della Sera che adotta come “payoff” “TOCCA A ME”.
Il messaggio mi ha colpito il cuore, è esattamente come ho vissuto in questi anni!
Sono diventata avvocato nel maggio 1985 (ricordo ancora sia il terrore dell’esame che le belle giornate passate a studiare con i giovani colleghi) a luglio del medesimo anno è nato il primo figlio, l’anno successivo la seconda e poi… la terza e il quarto!
Le tappe del mio percorso professionale sono legate in modo indissolubile a tappe della vita familiare. Se scrivessi una cronologia accanto ad ogni fatto relativo alla mia vita professionale ci sarebbe un momento altrettanto indimenticabile della mia vita familiare.
Ricordo distintamente, dopo la nascita della seconda figlia, i pensieri che si affollavano nella mia mente e che potrebbero essere non molto diversi dai pensieri e dai problemi delle giovani colleghe che incontro oggi.
Mi i pareva che davanti a me si presentasse un bivio che io dovessi scegliere tra la mia famiglia e l’attività professionale fatta “full time” come avevo sempre fatto e che fosse giunto il momento di “accontentarsi di un po’ meno” che “tutto non si può fare” che i “figli sono la tua priorità” che si poteva fare una saggia scelta di part time”, diventare come si diceva “procuratore d’udienza”.
L’idea di accettare “un po’ di meno” non mi garbava affatto ed io cercavo la soluzione per essere nel modo migliore possibile una giovane mamma e un giovane avvocato (o meglio procuratore vista la legge professionale allora in vigore)!
Finalmente intuii che toccava a me e che era il momento giusto per realizzare le mie aspirazioni, le mie aspettative, insomma per essere felice (in fondo in fondo donna, mamma, avvocato che altro desideriamo se non essere felici?)!
La prima che avrebbe dovuto credere nella possibilità di essere pienamente una giovane madre e un giovane professionista ero io. Il primo passo era proprio cambiare il punto di vista: non c’era nessun bivio davanti a me, non una alternativa, non delle rinunce, ma la mia vita intera che io potevo gustare in tutti i suoi aspetti.
Una mamma / professionista contenta è sicuramente una risorsa perché la consapevolezza della realizzazione di sé è condizione essenziale per raggiungere i risultati in ciò che si fa.
Ho piano piano imparato a migliorare la mia organizzazione familiare, a decidere le priorità degli investimenti sia di tempo che di denaro, a costruire una solida alleanza con il coniuge, a far crescere la mia capacità di lavoro “flessibile” si direbbe oggi, a mostrare ai colleghi che avevo le medesime capacità e gli stessi strumenti, anche se la mia presenza in studio non poteva essere la medesima.
È così cresciuta la consapevolezza delle mie capacità, si è stretta l’alleanza genitoriale e si è consolidata la stima e la capacità di rispetto all’interno del luogo di lavoro. Si è aggiunta nel tempo anche l’evidenza che dovevo costruire reti, trame, rapporti a tutti i livelli essenziali per la crescita professionale.
Oggi senza “la rete” sembra quasi impossibile vivere.
Grazie alla rete possiamo fare la spesa in qualunque momento del giorno (e della notte), scegliere il ristorante, fare i più dispararti acquisti, trovare babysitter e ludoteche e molto altro ancora, tutti strumenti essenziali nella nostra vita quotidiana, ma prima e insieme alla rete virtuale esiste la rete delle persone, rete che ho cercato di costruire durante la mia attività professionale per cambiare il modello di sviluppo sociale.
È una solida rete l’associazione professionale che ho fondato e alla quale partecipo da 30 anni, rete tra i diversi soci che la compongono, ma identicamente con tutti i suoi componenti nata per condividere non le spese, ma gli obiettivi dell’attività professionale e, in questo ultimo periodo “rete” è il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Milano, nel quale sono stata eletta e svolgo la funzione di tesoriere.
Tocca a me – ho pensato quando mi è stato chiesto di candidarmi e con questo spirito ho cercato di svolgere il compito che mi era stato assegnato con grande dedizione nell’interesse dei colleghi milanesi, anche quando ho dovuto proporre scelte poco popolari.
Tocca a me – ho pensato anche quando ho dato la disponibilità a candidarmi nelle prossime elezioni del 24 -25 26 maggio per essere delegata al XXXV Congresso Nazionale Forense.
È sotto gli occhi di tutti la rapidità con la quale sta cambiando la nostra professione e per questo è essenziale che la legge professionale e il nostro codice deontologico siano in grado di sostenere, in modo adeguato, questi cambiamenti e gli avvocati non possono che essere protagonisti e attori del cambiamento.
Sembra che ci sia il solito bivio: esserci per il cambiamento o rinunciare e credere che non sia possibile porre in essere azioni concrete.
Noi donne avvocato di tutte le età possiamo raccontare la nostra storia professionale che ha dato inizio ad una piccola rivoluzione rispetto alla mentalità dominante nel secolo che si è appena concluso, non so se la prima donna avvocato avesse un suo motto, ma credo che Lidia Poet avrebbe senza dubbio condiviso: Tocca a me!