Legalità e diritti: i doveri dei Sindaci, i diritti dei migranti, le colpe degli uomini
6 Gennaio 2019
La rivolta dei sindaci ripropone il sempiterno tema del conflitto tra legalità e diritti.
Il nostro Paese ha applicato le leggi razziali, in diligente ossequio alla “legalità”, ed ha reagito anni dopo con la promulgazione dei “diritti” costituzionali.
Ma il pendolo non si ferma, e col tempo si è spostato nuovamente verso la legalità, per giunta mischiandola alla politica.
Nel 1992 la legalità diventa ideologia politica, e già con i partiti degli onesti e le campagne politiche che entrano nelle aule dei tribunali.
Nessuno è senza colpe.
Trovatasi tra le mani anche la politica, la magistratura, da strumento di legalità è divenuta attrice della politica.
La mediazione politica, con le sue infinite sfumature di grigio, ha ceduto il passo alla logica binaria della giustizia: o è bianco o è nero. I governanti si son fatti rigidi e insofferenti.
La giustizia ha preso ad occuparsi di fenomeni e non di singoli fatti.
I reati non sono più offese all’individuo, ma oltraggi alla collettività: da punire tutti con pari severità. La politica, anziché affrontare i problemi, li criminalizza con rialzi di pena o nuove figure di reato.
Ora il corto circuito: il Ministro dell’interno, disobbediente ad agosto alle secolari leggi della navigazione, denuncia ora l’altrui disobbedienza al suo decreto sicurezza.
Raccoglierà la magistratura questa nuova e sempre più pesante delega? Ne rimarrà schiacciata? Vedremo.
Certo, vinca la politica o la giustizia, non è una partita che si gioca sul terreno fisiologico della democrazia.
Il Fatto
Applicazione del Decreto Sicurezza: una barca di migranti ciondola nel mediterraneo, i Sindaci sospendono l’applicazione di parte del Decreto Sicurezza e si appellano ai diritti dell’uomo, il Ministro dell’Interno li accusa di tradire gli italiani e di avere interessi economici, il Ministro del Lavoro chiede intanto che sbarchino solo le donne e i bambini.